VIGNAIOLO E LA SUA IMPORTANZA | VINOTECHE
Secondo la tradizione biblica Noè fu il primo viticoltore del mondo: subito dopo il diluvio fu infatti il primo uomo a coltivare e inebriarsi del frutto della vite. Migliaia di anni dopo, quello che i francesi chiamano vigneron è ancora la figura principale nella produzione di un buon vino. A parità infatti di condizioni climatiche, terreno, vitigno, è proprio l’uomo, col suo carattere e le sue scelte, a dare un’impronta al prodotto che si andrà a formare dopo la raccolta dell’uva e la sua trasformazione in vino. Un’impronta che ha lo stesso significato della firma di un pittore sotto la sua opera.
Sia chiaro, senza una buona uva cresciuta in un buon terreno con un buon clima anche il migliore dei vignaioli farebbe fatica, anzi, sarebbe impossibilitato dal fare un buon vino. Si dice spesso che il vero coltivatore di uva deve essere in grado di non rovinare ciò che la natura gli ha donato, perché migliorare quello che arriva dalla vigna è impossibile.
Ecco quindi che il vignaiolo diventa quella variabile x in grado di farci più o meno amare una certa tipologia di vino, perché più o meno in grado di rappresentare una determinata zona, una determinata uva, nel migliore dei modi, in modo anche da avere una vasta diversità di vini anche in zone piccolissime, con vigneti racchiusi in poche miglia.
Come Noè anche il vignaiolo moderno poi ama inebriarsi del frutto del suo lavoro, e quindi tende a produrre ciò che più gli aggrada, cosa che riporta ancora di più il suo carattere nel vino. Un marchio di fabbrica, una garanzia, che farà navigare il consumatore su acque tranquille.
Perché oltre a conoscere il vino, l’uva, la zona di provenienza, conoscerà anche la personalità del produttore, in modo da trasformare l’assaggio del nettare di Bacco in qualcosa di diverso, un bicchiere che racconta di sé. Anche questa è la magia del vino.
