LUCIO L’APOSTOLO E IL SUO OMAGGIO A HARRY JOHNSON | INTERVISTE
Lucio L’Apostolo orbita nel mondo del beverage da circa dieci anni. Le sue coraggiose ricette gli hanno permesso di vincere prestigiosi premi e di muoversi tra i migliori locali del Triveneto. Oggi è Bar Manager per Harry Johnson Speakeasy a Caorle.
Ciao Lucio, quando inizia la tua esperienza nel campo del beverage?
Sono quasi da dieci anni in questo campo. Tutto è partito per gioco, in pratica mi ero stancato di spendere nel bere, così ho pensato di farlo per mestiere (ride). Ho seguito così un corso di bartending e poi ho iniziato a lavorare per tutti i locali più rinomati del Triveneto. È da cinque anni che abbiamo dato vita a Harry Johnson Speakeasy a Caorle, struttura in pieno stile anni Venti, dove sono Bar Manager.
Qual è la forza di questo locale? Poi so che ne avete anche altri…
Si tratta di uno dei locali più antichi della città, che abbiamo reso veramente suggestivo. Pensa che, per esempio, si accede al terzo piano attraverso una cabina telefonica londinese. Abbiamo aperto anche un’hamburgheria gourmet: Officina303 Burger Bar, mentre è già da qualche anno che abbiamo un ristorante sulla spiaggia, stile Miami, con tanto di palme, che si chiama Ristorante Food Mami. Altro nostro locale è l’American bar/disco Sirò. Quest’ultimo locale prende il nome dai proprietari di tutte le strutture citate, Simone e Romina.
Drink list completamente create da te…
Sì, le ricette sono tutte mie e vengono aggiornate ogni anno, facendo uso di prodotti a chilometro zero, con un’attenzione particolare per l’ambiente. Per i cocktail chiaramente faccio uso di tutti i distillati principali e ultimamente mi sto concentrando molto sul Mezcal, dando così visibilità a una bevanda molto interessante e meno conosciuta rispetto per esempio al Gin, ormai prodotto in super abbondanza.
Parlami di Liquoreria Friulana…
Ho iniziato una collaborazione con questa azienda, per la quale sono Brand Ambassador, promuovendo le nuove linee di Vermouth, Bitter e Gin che sono state lanciate; prossimamente nasceranno anche altre collaborazioni per nuovi prodotti. Ho fiducia da parte dei proprietari, che si affidano anche alle mie idee e alle esperienze che ho maturato negli anni.
Altra collaborazione che ho è con Jako Wines, azienda di ragazzi molto in gamba di Verona che fa vino e che ha vinto molti premi, esportando anche a Miami. Si tratta di un brand di nicchia, presente solo in locali selezionatissimi e di alto livello. Con loro ho pensato di creare una drink list con i loro prodotti e stiamo valutando altre strade perché io possa essere il loro Brand Ambassador.
Prossimamente darai vita a una tua nuova produzione, l’Harry Johnson Gin. Quali saranno le peculiarità del distillato?
Si tratterà di un Gin aromatizzato con salvia friulana, ginepro mediterraneo, coriandolo e agrumi della Sicilia. Sarà adatto anche a un consumo liscio, oltre alla realizzazione di cocktail. Perfetto per la miscelazione, grazie anche alle sue caratteristiche delicate, alle sue qualità balsamiche, alle sue note agrumate, che s’innestano benissimo con altri alcolici e analcolici. Lanciandolo, vogliamo soprattutto giocare sulla storia, ricordando questo pioniere del bartending e anche la sua rivalità con l’altro Maestro: Jerry Thomas.
Coi tuoi cocktail coraggiosi e particolari, dagli arditi accostamenti, hai ottenuto grandi soddisfazioni e prestigiosi premi…
Inizialmente ho ricevuto il secondo posto al “Cocktail on the world”, poi ho vinto anche due primi posti: al “Nastro Azzurro Mixability” e al “Sweet & Shake”. Questi sono gli individuali, poi c’è quello vinto con il locale Harry Johnson, inserito come il sesto migliore da Bar Award.
Come si rinasce dopo il Coronavirus?
Non è semplice, bisogna lavorare soprattutto con italiani, visto che di stranieri non se ne vedono. Sicuramente è importante puntare sulla qualità. Le persone infatti adesso tendono a uscire meno, ma quando escono vogliono passare delle serate gradevoli, quindi saranno molto attente al locale che scelgono.
Come vedi il tuo futuro?
Ho ricevuto molte proposte di lavoro in locali importanti, al momento però sto bene qui. Nel mio futuro non mi vedo più dietro il banco, troppi acciacchi (ride). Vorrei svolgere il mio lavoro in modo diverso e magari riuscire a godermi mio figlio, che ha appena compiuto un anno.