MARCO MACELLONI. CON FRANKLIN 33 SI VA OLTRE L’EMERGENZA E OLTRE I CONFINI NAZIONALI | INTERVISTE
Marco Macelloni ha un passato che lo vede impegnato sul fronte dei cantieri navali, poi però il settore va in crisi e così decide di rivolgersi completamente a una sua grande passione, quella per il mondo beverage. È così che nel 2014 decide di aprire insieme a Tommaso Blandi il Franklin 33, locale di Lucca con impostazione cocktail bar.
Ciao Marco, innanzitutto, come nasce la tua passione per il mondo del beverage?
Ciao e grazie per l’intervista! La mia passione per il mondo del beverage nasce oramai qualche anno fa. Lavoravo per dei cantieri navali a Viareggio e nel mentre muovevo gli shaker in qualche locale della Versilia.
Nel 2007, con la crisi che coinvolge il settore navale, decido di intraprendere la carriera di barista a tempo pieno e dopo qualche esperienza estera e altrettante discoteche al mio ritorno, nel 2014 decido insieme al socio Tommaso Blandi di riaprire il Franklin 33, e da li eccoci qua.
Come nasce Franklin ’33 e perché avete deciso di aprirlo a Lucca?
Il Franklin ’33 nasce da un’idea mia e di Tommaso di ricreare un ambiente confortevole ma festoso, a mo’ dei locali riaperti dopo il proibizionismo. Nel mentre in Italia stava partendo il trend speakeasy e noi decidemmo di sfruttarlo per quanto riguarda l’arredamento, ma con un trend e un modus operandi completamente diverso.
La decisione ricadde su Lucca, perché al tempo, nonostante ci fossero già dei bar dove si beveva molto bene, mancava un posto che avesse proprio l’impostazione di cocktail bar.
Ho letto in un’altra intervista che non ti piace il termine “bartender”, come mai?
Non è che non mi piace il termine “bartender”, semplicemente non lo sento mio. Preferisco essere definito un Barista o al massimo un Barman o ancora meglio un Oste. Penso che molte volte, non tutte chiaramente, il termine bartender se lo appiccicano sul petto persone a cui manca gavetta, persone che hanno fatto un corso e si credono chi sa chi. L’oste, a detta mia, fa molto di più, è colui che ti apre la porta di casa e ti fa sentire accolto come sul proprio divano.
Con il vostro locale avete toccato l’estero e questa è stata una grande soddisfazione.
Certamente, nel 2017 a NY siamo stati invitati per una Tuscan night a “le cirque”, tempio dell’ospitalità del grandissimo Sirio Maccioni. Ecco, devo dire che in quel momento ho avuto il più grande insegnamento che il lavoro avesse potuto darmi, una settimana a fianco suo e di suo figlio, da lì si capisce cosa vuol dire mettere il cliente al primo posto.
E ora, come si riparte dopo lo stop sanitario?
Fortunatamente siamo ripartiti molto bene, stiamo facendo un buon lavoro di staff e ci divertiamo un sacco. Abbiamo spostato il lavoro su un’altra prospettiva, che ci sta dando degli ottimi frutti.